Il mercato della home automation, lasciando fuori il mondo legato all’entertainment, nel 2017 ha registrato un tasso di crescita del 35%, con circa 250 milioni di euro di fatturato. «Se pesiamo in Italia questo mercato, da una parte aumenta la quantità di offerte, tra videocamere, termostati, caldaie. Ma rimane carente di servizi di qualità», spiega Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio Internet of Things, della School of Managment del Politecnico di Milano. «Il servizio di installazione dei prodotti oggi non sempre è presente all’interno dell’offerta. Va incontro a problemi di gestione da parte dell’utente, che è costretto a rivolgersi a un installatore di fiducia e ad aggiungere un onere aggiuntivo al costo base». I dati sono emersi durante il convegno dedicato allo Smart Heating, promosso da Anica nell’ambito di Mce.
La crescita del mercato è dovuta a due tipologie di soluzioni: al primo posto c’è il tema della sicurezza, al secondo soluzioni per il riscaldamento. Nel primo caso esistono tantissimi piccoli player e start up che veicolano un’ampia gamma di soluzioni stand-alone come videocamere, sensoristica per porte e finestre, serrature connesse, ma senza servizio di installazione. Inoltre, i dispositivo non comunicano con gli altri oggetti del sistema smart home.
Il mercato del riscaldamento risale molte posizioni rispetto al 2016 (anche grazie alla legge che obbliga la termoregolazione) e presenta un’offerta che si divide in termostati smart o in sistemi caldaia-termostati. Il servizio installazione è fondamentale in questo settore: il 75% dei consumatori che hanno comprato una caldaia o un termostato smart chiedono poi un professionista di fiducia per l’installazione. Un altro ruolo determinante è giocato dalla comunicazione del valore, ovvero far percepire all’utente il risparmio di energia e di costi: per esempio, nel caso di un bilocale di 70 metri quadri, classe energetica G, a Milano, l’adozione di un termostato programmabile connesso consente un risparmio energetico medio del 23%.